La ricerca e la PNEI

Salute e Psicologia alla luce delle scoperte della PNEI

By Redazione_Pnei

December 29, 2017

Cosa si deve fare per restare sani o per guarire se ammalati? A questa domanda ricorrente da sempre nei secoli nella storia dell’uomo sono state date infinite risposte.

I principali modelli di salute e di regole per una vita sana proposti nel corso delle varie epoche sono riassumibili in questo modo:

Ciò che più conta è comunque il fatto che l’idea di salute dipende a sua volta da una ben definita visione dell’uomo, vale a dire dall’idea, il più delle volte inconscia ed implicita, che si ha dell’identità dell’essere umano. Così alcune idee di salute si limitano a considerare dell’individuo solo il corpo fisico-biologico, altre il solo vissuto emozionale, ragion per cui la premessa per il mantenimento di uno stato di salute viene identifcata nel “pensare positivo” o nell’avere un comportamento “solare”, espressioni dietro le quali non esiste tuttavia nessuna reale esperienza di vita e destinate come tali a degenerare in formule mentali astratte che sembrano dire tutto ma senza dire nulla. Pertanto la sola concezione umana in grado di considerare in modo realmente olistico l’integrità della persona è quella dell’essere umano quale unità di un corpo fisico, di una psiche (anima) e di uno spirito.

Per corpo fisico non si deve intendere il solo aspetto meccanico-metabolico bensì e soprattutto anche quello della neuro-psico-chimica delle emozioni e degli stati di coscienza; per psiche si intende la sfera delle emozioni, da concepire quale metamorfosi a partire dall’unica energia psichica originaria, quella della sessualità. Infine per Spirito si intende lo Spirito d’Amore. Ne consegue che per salute si deve intendere la risultante di tre condizioni di salute, quella del corpo, dell’anima e dello Spirito.

È falsa l’idea che l’uomo in definitiva non sia altro che il prodotto di quello che mangia, quando invece è innanzitutto determinato da quello che sente e da quello che ama, quindi dall’anima e dello Spirito. Infatti il corpo biologico è alimentato dai cibi ma è al contempo plasmato dai sentimenti e strutturato dalla coscienza spirituale. Un tempo si suddividevano le malattie in patologie da causa organica ed in patologie psicosomatiche quando invece un coinvolgimento sia psichico che spirituale è presente in ogni malattia, dalle auto-immunopatie alle patologie neoplastiche, e coinvolge lo stato di salute del corpo biologico attraverso la mediazione del sistema immunitario.

Oggi la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI)  ha dimostrato l’esistenza di un doppio controllo psicochimico modulatorio del corpo biologico, quello da parte della coscienza spirituale che è mediato dalla ghiandola pineale e dal sistema cerebrale cannabinergico e quello da parte della vita psichica, mediato dall’ipofisi ed al sistema cerebrale oppioide (Principi di Psiconeuroendocrinoimmunologia clinica, (P. Lissoni et al., 2006).

La salute fisica in definitiva non è che l’espressione di una perfetta funzionalità PNEI, manifestazione a sua volta di una perfetta armonia tra l’anima e lo Spirito.

Premesso ciò, se ci focalizziamo sul benessere dell’anima, la principale patologia psichica è rappresentata dalla depressione e in ultima analisi dalla schizofrenia.

La PNEI ha saputo dare un contributo allo studio di queste due gravi “malattie dell’anima”?

La risposta è ovviamente sì. Infatti diverse alterazioni endocrine ed immunitarie possono concorrere all’esordio di malattie psichiatriche. In particolare, è stato scoperto che il principale difetto endocrino correlato alla depressione consiste in un’iperattività dell’asse ipotalamo-ipofsi-surrene, con conseguente aumento dei livelli di cortisolo e possibili alterazioni della sua secrezione circadiana (Brain, behavior and immunity. Rubinow DR, 1990). Per quanto riguarda invece i difetti immunologici, è stato dimostrato che i disturbi psichiatrici, comprese depressione e schizofrenia, sono caratterizzati da possibili anomalie nella secrezione endogena di citochine (proteine secrete dalle cellule del sistema immunitario) dalle cellule immunitarie (Neuropsychopharmacology, Davis KL et al., 2002).

Si sa anche che diverse citochine, soprattutto le interleuchine, possono esercitare non soltanto attività immunitaria ma avere anche effetti metabolici, endocrini, cardiovascolari e psiconeurologici, quindi infuenzare lo stato di coscienza ed il comportamento della persona. Nello specifco, l’interferone alfa (IFN) può indurre astenia e sintomatologia depressiva infuenzando i pathways  neurotrasmettitoriali. Molte osservazioni cliniche hanno suggerito che una secrezione alterata di citochine può giocare un ruolo nella patogenesi sia dei disturbi psichiatrici, soprattutto la sindrome depressiva, sia dei disturbi neurodegenerativi, come il morbo di Parkinson e di Alzheimer. La principale alterazione del network citochinico delle malattie psichiatriche e degenerative è uno sbilanciamento tra citochine pro-infammatorie e citochine anti-infammatorie, con una prevalenza di quelle infammatorie su quelle anti-infammatorie e quindi alti livelli di IL-6 e IL-1 e bassi valori di IL-10 sia nel sangue sia nel fuido cerebrospinale (Schizophrenia, Freedman R., 2003).

Data la loro infuenza sul comportamento psicologico, alcuni sintomi soggettivi psichiatrici, come il tono dell’umore depresso e l’astenia, potrebbero dipendere non solo da vie neurotrasmettitoriali alterate ma anche da una produzione endogena abnorme di citochine pro-infammatorie. Inoltre, dal momento che le citochine infammatorie, soprattutto la IL-6, possono stimolare direttamente la secrezione di cortisolo, indipendentemente dall’attivazione dell’asse ipofsi-ipotalamo-surrene, l’abnorme produzione di IL-6 osservata nei pazienti depressi può procedere e contribuire a stimolare la produzione dicortisolo. Allo stesso modo, la secrezione abnorme di cortisolo potrebbe infuenzare il comportamento, data la sua capacità di infuenzare la neurotrasmissione. In ogni caso, la meta-analisi dei vari studi clinici suggerisce che la misurazione dei livelli di citochine nei disturbi psichiatrici e neurodegenerativi potrebbe giocare un ruolo prognostico, oltre ad avere un valore patogenetico (Human psychoneuroimmunology: 20 years of discovery, Irwin MR, 2008). In particolare, è stato dimostrato che l’evidenza di alti livelli di IL-6 in pazienti che soffrono di depressione può predire un disturbo più grave e ridurre l’effcace dei trattamenti antidepressivi.

Inoltre, studi più recenti hanno dimostrato che la secrezione endogena di citochine è sotto un controllo psiconeuroendocrino, soprattutto mediato dalla ghiandola pineale con i suoi ormoni, i più studiati dei quali sono la melatonina (MLT) e la 5-metoxitriptamina (5-MTT). È già ben dimostrato che i disturbi psichiatrici, incluse la schizofrenia e la depressione, sono associati ad un’alterata funzione endocrina della ghiandola pineale, in particolare ad un alterato ritmo circadiano luce/buio (Psychoneuroimmunology: methods and protocols, Qing Yan, 2012).

Le alterazioni citochiniche associate ai disturbi psichiatrici, invece, potrebbero dipendere in minima parte da un’alterata funzionalità della ghiandola pineale, la cui correzione attraverso la somministrazione esogena di MLT o di agonisti della MLT potrebbe migliorare la prognosi dei disturbi psichiatrici (Cytokines and cognitive behavior, Gibertini M., 1998). Inoltre, nostri studi clinici preliminari sembrano suggerire che il meno studiato ormone della pineale, la 5-MTT, abbia proprietà antidepressive superiori di quelle della MLT stessa (Winter Workshop on Psychosis, in press).

In conclusione, le alterazioni immunitarie e neuroendocrine associate alle malattie psichiatriche potrebbero dipendere da comuni meccanismi neuroimmunitari che consistono principalmente in un’alterata funzione pinealica, così fondamentale nel regolare il network citochinico.

FONDAMENTI DI UN INTERVENTO PSICOLOGICO IN AMBITO PNEI

  1.  Inseparabilità fra Psicologia e Psicochimica, nel senso che ogni stato psicologico induce variazioni psicochimiche ed ogni effetto psicochimico determina variazioni nel vissuto psichico e nello stato di coscienza;
  2.  Distinzione tra Psiche (anima) e Spirito sulla base di una concezione antropologica trinitaria, concependo l’essere umano quale unità di una trinità di corpo, anima e Spirito;
  3. Per psiche si deve intendere la sola dimensione sessuale, quale energia psichica primaria, dalla cui metamorfosi dipende ogni altra emozione psicologica. Per Spirito non si deve intendere un’energia aspecifca ma l’Amore in noi, il divino presente in noi;
  4. Il primo atto psicoterapeutico deve consistere nell’induzione di un risveglio spirituale della persona, cosa questa che a livello esistenziale si traduce nell’apertura all’Amore e nella riscoperta cosciente della Gioia e del Piacere, così che ogni realtà fisica venga interpretata e vissuta quale manifestazione dello Spirito.

Dott. Paolo Lissoni