venerdì, Marzo 29
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Le terapie biologiche anti-tumorali quale ponte fra terapie palliative e curative del cancro

 

Una delle più grandi falsità in Oncologia Medica, sia dal punto di vista scientifico che etico-umanistico, è rappresentata dalla non più accettabile separazione fra Terapie Curative e Terapie Palliative del cancro, che implicitamente sussiste tuttora nella comune gestione clinica dei pazienti oncologici.
Infatti, le recenti scoperte nel campo della immunologia e della psicobiologica dei tumori hanno dimostrato da un lato il ruolo fondamentale della risposta immunitaria nel controllare la crescita maligna e dall’altro lato l’esistenza di un possibile reale effetto dei comuni farmaci utilizzati nella Terapia Palliativa del cancro sulla funzionalità immunitaria, potendola stimolare o sopprimere, condizionando in questo modo non solo la qualità di vita, ma anche la prognosi in termine di sopravvivenza dell’ammalato oncologico.

Gran parte dei farmaci usati in terapia palliativa sono soppressivi sulla immunità anti-cancro, per cui già di per se stessi potrebbero peggiorare la prognosi della malattia, in particolare i cortisonici e gli oppiacei mu-agonisti.
I soli farmaci oppiacei, che non danno immunodepressione, sono rappresentati dall’ossicodone e dall’idro-morfone, il quale ultimo ha inoltre il vantaggio della mono-somministrazione giornaliera e di non interferire sul metabolismo dei farmaci, non interferendo con il citocromo P-450.

Pertanto, l’oppiaceo ottimale nella terapia del dolore oncologico dovrebbe essere rappresentato dall’idro-morfone.
Farmaci fondamentali nella terapia palliativa del paziente oncologico, in particolare nella cura del dolore, dell’anedonia, del vomito e della cachessia neoplastica, senza avere effetti immunosoppressivi sono i cannabinoidi, ma il loro impiego non trova ancora applicazione in Oncologia Medica, malgrado ne sia autorizzato l’uso da una apposita legge risalente addirittura al 2007.

Altro agente fondamentale è l’ormone pinealico melatonina (MLT), efficace nella cura della cachessia neoplastica e dell’astenia.
Va detto tuttavia, ed è questa la vera novità su cui riflettere da un punto di vista medico, che alcuni farmaci utili nella terapia palliativa dei tumori, in particolare cannabinoidi e MLT, sono in grado di espletare anche ben documentati effetti anti-tumorali, sia in senso anti-proliferativo che anti-angiogenetico, cui va aggiunta per la MLT una importante azione immunostimolante, in particolare sulla immunità anti-cancro interleuchina 2 (IL-2) dipendente ed interleuchina 12 (IL-12) dipendente, agendo rispettivamente a livello dei linfociti T helper CD4+ e delle cellule dendritiche.

Ne consegue che i vari farmaci o agenti naturali che, oltre ad avere utili effetti palliativi, abbiano anche azioni anti-tumorali (per inibizione della proliferazione tumorale o per attivazione dell’immunità anti-cancro) possono attraverso varie combinazioni costituire una terapia oncologica “complementare”, in grado non solo di ridurre la sintomatologia negativa correlata alla malattia neoplastica, ma anche di incidere sulla sua evoluzione clinica, portando di fatto non solo ad un miglioramento della qualità di vita, ma anche ad un possibile aumento della sopravvivenza, di quella globale o di quella libera da progressione.
La finalità di questo approccio medico-oncologico complementare è innanzitutto quello di porre fine per sempre alla umanamente tremenda e scientificamente non più vera sentenza del “non ci sono più terapie efficaci, ma solo palliative”, affermazione questa che nell’immaginario collettivo dei pazienti oncologici risuona come un “non c’è più niente da fare”.

Questa nuova mentalità ha stimolato la ricerca in natura non più solo di sostanze potenzialmente cancerogeniche, ma anche di agenti provvisti di azione anti-tumorale, intendendo per azione anti-tumorale non solo la semplice attività anti-ossidante, che pure in qualche modo contrasta la progressione tumorale contrastando la progressiva differenziazione delle cellule maligne, ma in aggiunta a questa una o più specifiche azioni anti-neoplastiche, siano esse dovute ad inibizione diretta della proliferazione cellulare tumorale o inibizione della neo-angiogenesi o infine ad una stimolazione dell’immunità anti-cancro.
Ad oggi si possono identificare in natura almeno 12 piante provviste di azione anti-cancro e prive pressoché totalmente di tossicità:

1) Aloe ( con la variante “arborescens” superiore per efficacia alla variante “vera”)
2) Mirra (Commiphora)
3) Incenso (Boswellia)
4) Curcuma
5) Vischio
6) Cannabis Indica
7) Graviola (Annona)
8) Magnolia
9) Hedera Helix
10) Peschiera Fuchsiaefolia
11) Peganum Harmala
12) Vite (resveratrolo, polidatina).

Sfortunatamente sono stati condotti preliminari studi clinici nei pazienti oncologici sono con l’Aloe e la Mirra. Numerosi sono invece i dati ottenuti con la sola MLT a dosi farmacologiche (a partire da un minimo di 20 mg/die la sera) in pazienti con neoplasia solida metastatica non più suscettibili di terapie convenzionali e con aspettativa di vita inferiore ad 1 anno o addirittura a 6 mesi.

Su di una tale casistica, la MLT ha dato una percentuale di regressioni tumorali obiettive (OTR) in circa il 3% ed una stabilizzazione di malattia (SD) in circa il 30%.
Questo dato può essere concepito come un iniziale punto di partenza, da poter migliorare con l’aggiunta alla MLT di altri agenti naturali anti-tumorali. Infatti, con l’aggiunta dell’Aloe la percentuale di SD sale a circa il 40% e risultati ancora migliori si hanno con l’ulteriore aggiunta della Mirra, con OTR attorno all’8% ed una SD attorno al 50%.
Questo e solo questo può essere il futuro dell’Oncologia Medica, valorizzare lo stato immunobiologico e psico-spirituale del paziente oncologico quale fattore prognostico fondamentale, senza considerare il quale sarebbe ipocrisia ogni qual volta si parli di mettere l’ammalato oncologico “al centro”.